D’amore e dintorni

Pearlie ha conosciuto Holland ancora ragazza, ha trascorso con lui molto tempo, leggendo poesie, proteggendolo quando si nascondeva in casa per non essere arruolato.

I due giovani si ritrovano per caso dopo la guerra e si sposano, in un momento particolarmente difficile anche per gli Stati Uniti, reduci da una guerra non loro, chiamati a fare i conti con il razzismo, la minaccia comunista, nuove guerre.



In questo contesto,  Pearlie decide di prendersi cura di Holland che sa essere malato, di un male senza nome, al cuore probabilmente. Intorno a lui costruisce un mondo ovattato per rimuovere  ciò che potrebbe turbarlo e quindi causarne la morte. Trascorre la giornata ritagliando dal quotidiano le notizie violente  che potrebbero far soffrire Holland fino a mettere “a tacere qualsiasi parte di me che non fosse dolce e gentile”. Per Pearlie ciò è amore,  perché

“crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo,

e anche se non dovremmo stupirci

quando scopriamo che non è vero,

ci si spezza il cuore lo stesso”.

Ed è proprio di questo che parla il romanzo, dell’amore di una donna verso un uomo, un uomo bellissimo, capace di catturare sguardi di ammirazione. Pearlie, che non è altrettanto bella, ritiene quasi un privilegio essere stata scelta da Holland che, quindi, merita tutte le cure e le attenzioni che lei (che si ritiene “un personaggio minore”) può offrirgli.

Però  “La bellezza è una lente deformante”, in quanto  non ci permette di vedere bene a fondo, come  Pearlie scoprirà  quando un pomeriggio alla porta della sua casa   busserà Buzz che, con regali e sorrisi, sconvolgerà la sua tranquilla vita di moglie e di madre, rivelandole un Holland a lei sconosciuto.

“L’oggetto del nostro amore esiste soltanto per frammenti,

una decina se la storia è appena cominciata, un migliaio se lo abbiamo sposato,

e con questi frammenti il nostro cuore fabbrica una persona intera.

Ciò che creiamo […] è l’uomo che vorremmo.

E meno lo conosciamo, più lo amiamo, ovviamente.

 Ecco perché ricordiamo sempre con tanta felicità la prima sera insieme,

quando lui era un estraneo…”.

Fedele al proprio sogno (o illusione) d’amore Pearlie accetta la proposta di Buzz a cui cede, non senza sofferenza, Holland. Un gesto d’amore, certamente, nato dalla presunzione di sapere cosa sia meglio per Holland, dal desiderio di garantire un futuro felice al figlio colpito dalla poliomelite. L’amore di Perlie verso Holland, però, non tiene conto dei desideri e dei sentimenti di Holland il quale sorprenderà il lettore (e non solo) con un gesto che Perlie – e noi con lei – non aveva considerato. Perché crediamo di conoscere chi ci sta accanto e, forti del nostro amore, presumiamo di sapere cosa l’oggetto del nostro amore desideri realmente, cosa sia meglio per lui (o per lei).

Siamo, però, sicuri che sia realmente così? Andrew Sean Greer, pacatamente, quasi sottovoce, ci suggerisce che forse le cose stanno in maniera diversa e che l’amore non è sempre come lo immaginiamo.