“Semplicemente era come se mi mancasse metà del corpo, metà della vita, forse tutta. Ho finito per vivere la vita di un altro uomo, non la mia. Non ero più io. Eppure mi riusciva benissimo di fingere, con tutti”.
Alzi la mano tra le mie lettrici (molto meno numerose, certamente, dei venticinque lettori di manzoniana memoria) chi non vorrebbe ascoltare queste parole dal proprio uomo.
Faccia lo stesso chi tra i miei lettori non desiderasse, a propria volta,certamente dopo avere apportato qualche aggiustamento lessicale, sentirle pronunciare dalla donna che ama.
In “L’ultima estate” queste parole non sono una semplice (se mai possa definirsi tale) dichiarazione d’amore. Sono la rivelazione di una condizione che sfugge il reale e conduce ad una dimensione che va oltre i limiti della conoscenza razionale cui guardare con scetticismo, se non si trattasse di un romanzo. Invece, per quel patto implicito e silente che ci lega a un autore, dopo averne scelto il libro, fingiamo di credere a Raùl, protagonista dell’ultimo romanzo di André Aciman, ambientato sulla costiera amalfitana in una dimensione che appare, nonostante tutto, fuori dalla spazio e dal tempo.
Ospite di un elegante hotel, Raùl si avvicina ad una comitiva di giovani americani che, nei giorni precedenti, lo avevano osservato con curiosità e qualche perplessità, colpiti dalla sua riservatezza, al punto di identificarlo come un “killer di professione che vive del suo pingue conto in banca svizzero”.
Fino a quando, un giorno apparentemente come tutti gli altri, Raùl si avvicina ai giovani e, con la semplice imposizione delle mani, guarisce Mark dal dolore alla spalla, causato da una partita a tennis. Inizia così un rapporto che porterà Raùl a rivelare ai giovani episodi della loro vita che loro stessi ignoravano: Oscar è sopravvissuto al proprio gemello che ha divorato nel grembo materno. Mentre Margot (la più scettica del gruppo nei confronti dei poteri di Raùl) scoprirà di essere stata un’altra donna e di avere già conosciuto Raùl. Dove e quando lo lasciamo scoprire al lettore a cui riveliamo solo che “L’ultima estate” è un romanzo che ruota intorno all’amore. Agli amori perduti e ritrovati. A patto, però, che si abbia la capacità di riconoscersi, di non abbandonarsi alla convinzione, espressa sempre da Raùl, che “Ognuno di noi è condannato alla solitudine”.