Shirobei Akiyama era un medico che per anni aveva cercato il segreto dell’invincibilità. Aveva perciò studiato le diverse tecniche di combattimento e conosciuto i migliori maestri dell’epoca, tutti soccombenti di fronte ad un avversario più forte. Un giorno, osservando dalla finestra gli alberi i cui rami cedevano sotto il peso della neve, scoprì che mentre le querce, simbolo di forza e resistenza, perdevano i loro rami sovraccarichi di neve i salici piangenti piegavano i rami su cui si era depositata la neve, facendola scivolare. Fu così che Shirobei Akiama scoprì che per vincere non bisogna resistere, opponendosi con forza, ma, piuttosto, bisogna mostrarsi cedevoli, avere la capacità di flettersi facendo perdere l’equilibrio al nemico che attacca per potere prevalere.
Le conclusioni cui giunse il dottore Akiyama portarono alla nascita di una nuova disciplina sportiva: lo jujitsu (parola che significa “arte della cedevolezza”) che non ha come obiettivo l’eliminazione dell’avversario, ma la sua neutralizzazione. Una visione lontana anni luce da quella in voga, oggi più che mai, nel dibattito politico a cui Carofiglio guarda nell’elaborare quello che nel sottotitolo definisce “breviario di politica e altre cose”.
Non si pensi che destinatari delle pagine di Carofiglio siano soltanto i politici: infatti, fin dalle prime pagine, ciascuno potrà prendere consapevolezza che il libro parla a tutti, non solo, né esclusivamente, ai responsabili di partito, ai governanti, alla folla che, quotidianamente, si scontra nei dibattiti televisivi.
Allo stesso modo, non colpisce solo i protagonisti della politica il cosiddetto “effetto Dunning-Kruger” individuato dai ricercatori della Cornell University da cui prende il nome. Purtroppo, di quella che possiamo definire una vera e propria sindrome, soffrono anche persone che con la politica non hanno nulla a che vedere, ma che, probabilmente, incontriamo nella nostra quotidianità. Sono coloro che non hanno consapevolezza dei propri limiti, in quanto “più si è incompetenti, più si è convinti di non esserlo”, come scrive Carofiglio che più avanti aggiunge che queste persone possiedono “l’illusoria convinzione di poter sapere tutto senza studio,senza impegno, senza la fatica necessaria per imparare davvero”.
Una questione non di poco, evidente a molti, non solo a chi lavora nella formazione. Questione amplificata dalla possibilità di potere facilmente accedere a un numero infinito di informazioni che, come vediamo sui social, dà a tutti la convinzione di potere parlare di ogni cosa, senza conoscenze né competenze.
Carofiglio concentra la propria attenzione sulla comunicazione politica, in particolare di quell’area politica (senza dubbio trasversale) che abbiamo imparato a definire populista e che ha trovato terreno facile dagli Stati Uniti all’Europa, passando per l’Italia, particolarmente abile nel manovrare le informazioni, manipolando l’opinione pubblica. In particolare, quella parte di opinione pubblica che non ha gli strumenti culturali e critici per leggere oltre le parole e comprendere le finalità di chi le pronuncia.
Col suo breviario Carofiglio fornisce anche suggerimenti pratici da attuare ,anche nel quotidiano di ciascun lettore, per un confronto che non sia strumentalizzato da una delle parti.