Immaginazione compassionevole e etica altruistica
Antropocene: è il termine con cui Paul Crutzen, premio Nobel per la Chimica atmosferica, ha indicato l’epoca geologica che stiamo vivendo. Epoca caratterizzata dall’agire dell’uomo il quale, come spesso sentiamo ripetere, sembra destinato all’estinzione, immancabile e (ahinoi!) improcrastinabile risultato di scelte sconsiderate che hanno compromesso il futuro del pianeta. Gli scienziati continuano, senza posa, a indicare i rischiosi cambiamenti causa di incendi, siccità, scarsità di cibo …, ma le minacce, evidenti e sempre più concrete, sembrano non convincere i Potenti né sembrano sortire scelte strategiche fondamentali per la sopravvivenza della Terra e dei suoi abitanti.
Quanti (vedi Greta Thunberg) si sono fatti carico del compito di promuovere comportamenti virtuosi per la salvezza della Terra diventano in qualche caso oggetto di sprezzante dileggio da parte di chi (vedi l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump) dovrebbe avere una visione ampia ed a lungo termine delle scelte da operare per il ruolo ricoperto. Secondo un copione già scritto e che Carla Benedetti fa risalire a Noè, scelto da Dio per costruire l’Arca con cui salvarsi, unico giusto in un mondo di ingiusti, dall’imminente diluvio.
Il contributo che l’autrice dà va oltre il riferimento biblico: attraverso l’analisi di dati e di testi divulgativi scientifici, oltre che letterari, Carla Benedetti sostiene che le parole (pur fondate) degli uomini di scienza sono destinate a rimanere inascoltate perché incapaci di creare empatia, di coinvolgere sentimentalmente gli uomini. Contrariamente a quanto potrebbero fare la filosofia e la letteratura. Insomma, secondo Carla Benedetti, la Terra e i suoi abitanti non saranno salvati dalla Scienza, non solo almeno. Ci salveremo se uomini e donne di Lettere sapranno farsi carico del messaggio che viene dalla scienza e renderlo visibile e comprensibile a tutti.
Si potrebbe certo obiettare che tanta produzione letteraria di denuncia (vedi quella sugli orrori nazisti) non è riuscita a liberarci dai rischi (oggi ancora attuali) di certi fenomeni. Tuttavia, non possono essere ignorate alcune teorie di studiosi che esaltano il ruolo di quella produzione letteraria capace di “potenziare il sentimento empatico”. Tra gli altri, la filosofa statunitense Martha Nussbaum la quale definisce l’immaginazione narrativa come “immaginazione compassionevole”, capace di educare all’etica altruistica. Perché: “Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo”, come ricorda l’autrice nell’esergo (attribuito a Albert Einstein) che precede la trattazione.